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Ebri senza consiglio scientifico

di Armando Massarenti

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10 Febbraio 2010

Piergiorgio Strata e il consiglio scientifico presieduto dal Premio Nobel Torsten Wiesel, si sono dimessi dall'Ebri (European brain research institute), l'istituto fondato nel 2002 e presieduto dal premio Nobel Rita Levi Montalcini. Due settimane fa, un editoriale della rivista «Nature», cercava di scongiurare il commissariamento dell'istituto, criticando fortemente la richiesta avanzata dalla stessa Rita Levi Montalcini (si veda Il Sole 24 Ore del 31 gennaio). «Nature» parlava di una forma di autolesionismo che avrebbe colpito la stessa scienziata – cui la rivista aveva dedicato un affettuoso ritratto per il centesimo compleanno – e la reputazione complessiva del sistema italiano della ricerca. La replica di Rita Levi Montalcini (si veda Il Sole 24 Ore del 2 febbraio) – in cui per la prima volta si annunciava che il commissariamento era già avvenuto, che era stato nominato commissario straordinario Giuseppe Nisticò, e che questo rappresentava non il declino ma una fase di rilancio mondiale dell'ente – non ha convinto il prestigioso consiglio scientifico, che sabato scorso si è dimesso, con motivazioni che riflettono le critiche già avanzate da «Nature».

Ciò che risulta fortemente danneggiato – dicono i consiglieri – è il carattere internazionale dell'Ebri, a causa dell'atteggiamento autocratico della scienziata, che all'età di 101 anni, si è dimostrata molto vicina alle posizioni del vice-presidente Piero Calissano, e in conflitto proprio con Piergiorgio Strata, che da sempre insisite per mantenere standard rigorosamente internazionali nei criteri di valutazione del merito. «La proposta di commissariamento – osserva Strata – è avvenuta con il voto contrario di ben sei membri del cda contro due favorevoli. Ma Rita Levi Montalcini ha deciso di procedere ugualmente, e ora il cda è stato sciolto dal decreto del prefetto. Nella richiesta inoltrata al prefetto, firmata dalla scienziata, appaiono affermazioni che hanno suscitato scandalo tra gli scienziati. Si lamenta che tre consiglieri sono stranieri (ma non è forse Ebri una fondazione internazionale?), che non parlano italiano (in realtà uno dei tre, Aguzzi, è italiano anche se da 30 anni lavora in Svizzera), e che questo implica difficoltà nella convocazione dei meeting e ingenti spese. Poi si afferma che i dibattiti debbono avvenire in doppia lingua e che ciò comporta farraginosità nel dialogo e ritardi nel prendere decisioni. Ma perché si è voluto un ente chiamato "European"? Perché si sono voluti nomi altisonanti e premi Nobel sia nel cda che nel consiglio scientifico?». Rita Levi Montalcini ha anche affermato che i dieci consiglieri sono «scienziati privi della benché minima capacità amministrativa e gestionale di un Ente». «Ma – osserva Strata - Aguzzi da 12 anni amministra 20 milioni di euro all'anno!».

«Sono lieta che il prefetto di Roma abbia nominato il professor Giuseppe Nisticò, commissario dell'Ebri – ha dichiarato Rita Levi Montalcini –. Lo conosco da molti anni e lo ritengo all'altezza di svolgere questo difficile e gravoso compito in quanto è profondamente a conoscenza della situazione dell'Ebri e della sua storia». Il commissario ha incontrato i vertici della struttura, i ricercatori e ha dichiarato di voler «procedere immediatamente alla nomina di una commissione di alto livello per la revisione dello Statuto, presieduta dal professor Annibale Marini, già presidente della corte costituzionale». Il commissario si è inoltre «molto dispiaciuto delle inattese dimissioni del professor Piergiorgio Strata come direttore scientifico dell'Ebri, che si è dimesso nonostante l'invito da me rivoltogli a continuare a svolgere le sue funzioni, a portare il suo contributo per ripristinare un ambiente sereno, superando così pregressi contrasti e incomprensioni e passare ad una fase nuova e costruttiva di rilancio dell'Ebri, che rimane l'obiettivo fondamentale della prof.ssa Rita Levi Montalcini». Ma, replica Strata, la conferma della carica di direttore scientifico è avvenuta con «un azzeramento di poteri in attesa di un nuovo statuto che sarebbe pronto entro la fine dell'anno. L'internazionalità per ora è compromessa e i tempi di un possibile rilancio non potranno avvenire prima di molti anni e di forti investimenti. Le dimissioni che meditavo da sei mesi ora sono diventate un dovere».

10 Febbraio 2010
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